Il tuo giorno più bello del mondo. Amiche per sempre.
Questa la dedico a te, amica mia, amica da una vita. In questi istanti stai dando alla luce tuo figlio ed io ti sono vicina con tutta me stessa, vi proteggo da lontano. Qualcuno con i capelli corti ha chiuso una tenda e c’è tumulto intorno, è l’energia che muovete, tu e lui. Non posso avvicinarmi più di così, le onde mi impediscono di proseguire, ed è giusto, non è il mio posto. Sono spettatrice silente dei mutamenti, sono pronta, è pieno di vita qui. Non ci separeranno queste migliaia di chilometri.
La prima foto che ci ritrae insieme è quella di classe, la 1° elementare, poi vennero i Salesiani, i canti in chiesa, l’estate ragazzi, i primi amori, i litigi, le risa, le medie, l’adolescenza, le differenze, gli amori più grandi, il trasferimento dei tuoi, le lettere con le figurine attaccate dove ti raccontavo degli amici comuni e dell’appartamento che avevi lasciato, chi lo abitava e quanto a lungo c’era stato. Poi vennero i fidanzati, i diplomi, le lettere lunghe e fitte, intrise di segreti e dubbi esistenziali, poi venne la morte e portò via qualcuno d’importante, ed arrivò anche l’inverno nel quale caricai tutta la mia roba ed aggiunsi migliaia di chilometri alla nostra distanza. Le lettere diventarono più rare e più lunghe. Poi gli anni (tanti) e gli aerei, la macchina ed il ritorno, qualche fuga per un abbraccio, facebook e la rapidità di un contatto, una chiacchierata su Skype per mostrarmi la tua vita e tua nipote. Un matrimonio, la mia testimone. Una figlia. whatsapp e le foto immediate delle stanze, delle cose…va tutto così veloce.
Tuo figlio, stanotte.
Ricordo ogni tua paura ed ho avuto l’immagine dei tuoi occhi sgranati in ogni tua telefonata dubbiosa.
“E se non sono pronta, oddio mi sembra tutto così strano, ancora non ci credo, non me ne rendo conto” … ho ascoltato tutta la serie, era esattamente quello che dicevo io due anni fa -ti capisco, si chiama sindrome del non ritorno, viaggio a sola andata con ticket singolo senza posto assegnato, roba che uno dice sarebbe bello partire per.. e si ritrova il biglietto in mano – “domani faccio l’ecografia poi ti aggiorno, hanno detto maschio..bho…sarà maschio? Perchè se dicono femmina rimane un dubbio, ma se è maschio è maschio proprio” Ah ah aaaproposito, ecco cosa volevo dirti: hai presente il vestito che hai in quella foto su fb, l’ultima che hai postato? Fatti un favore, brucialo. “…ma perchè??? E’ bellissimo” No è a campana, su una donna incinta non si può guardare. “….” Non lo dico per distrarti, è brutto veramente. “…”
Ti ho detto che partorire non sarebbe stato terribile, ti ho detto un mare di cazzate per indorare la pillolina, so che stasera l’hai capito e che ridendo mi perdonerai. Però però però, una cosa era vera, quella che saresti stata altrove con la testa, ricordi? Capita questo, forse esiste una soglia del dolore, forse esiste una scala per misurarlo, ricordi che te lo dicevo? A volte se ripensi ai dolori puoi arrivare mentalmente a riviverli, ebbene, io con il parto non riesco a raggiungere quella soglia, quasi andasse al di là di ogni cosa, è che si trasforma. Il corpo umano è una cosa meravigliosa, un ingranaggio che si conosce per come funziona, pieno di potenzialità che, in questo caso, vengono giustificate ed attribuite al miracolo ormonale. Bla bla bla, tu esplodi. Esplodi veramente. Come una stella che riversa fuori la sua luce. Tu diventi la stanza le braccia le voci gli occhi il sentimento, graviti intorno a te stessa, ti ampli e ti contrai, sei cosciente, sai cosa devi fare. Non c’è più il dolore che fa male, c’è qualcuno che grida, ma prenderai in mano la situazione perché tu sei un essere speciale, solo tu puoi farlo.
Il miracolo si sta compiendo e l’universo ne è testimone.
Non posso avvicinarmi più di così, le onde mi impediscono di proseguire, ed è giusto, non è il mio posto. Sono spettatrice silente dei mutamenti, sono pronta, è pieno di vita qui. Non ci separeranno queste migliaia di chilometri.
Sarai una mamma meravigliosa. Benvenuto al mondo, piccolo amico mio.