Mercato etico in crescita
Il mercato etico e del biologico è il nuovo business in crescita, sul quale -chi ci vedeva lungo- ha già puntato.
Grandi marche conosciute hanno cominciato le acquisizioni di una fetta di mercato in continua espansione per accaparrarsi il posto in una nicchia d’élite, la qualità al giorno d’oggi è un lusso, sempre più ricercato da persone informate ed esigenti.
Il web ci permette di informarci e di scegliere –come premiarci e –chi premiare.
Ultimamente abbiamo sentito parlare di Renzo Rosso, (Otb e Diesel) diventato socio di EcorNaturaSì ⇒ 113 punti vendita con marchio NaturaSì e 300 punti vendita con marchio Cuore Bio, 230 milioni di fatturato, in crescita.
Non è che uno dei nomi noti, fra i tanti imprenditori che hanno investito in questo “chiamiamolo –movimento“, diviso in più settori.
H&M dal 2013 promuove il riciclo degli abiti per dimostrare la propria attenzione in campo etico. Agosto 2015, H&M ha indetto un concorso per raccogliere idee innovative sui possibili metodi di riciclo ed essere ancora più eco sostenibile, l’invito è rivolto a tutti ed in palio c’è 1 milione di euro. Avete letto bene. 1 milione di euro. Qui il link per gli impavidi.
Imprese Green, rapporto green economy del 2014, qui Emilia Romagna.
“Oltre 2.200 imprese green censite nel 2014; primo posto per tasso di certificazioni ambientali delle aziende e significativa crescita del numero di lavoratori assunti nel settore, nonostante la crisi economica: i dati più rilevanti del Rapporto GreenER 2014 mettono in luce una regione in cui la green economy è in netta crescita. Nel dettaglio le imprese green sono 400 in provincia di Bologna, 342 a Modena, 335 a Reggio, 246 a Ravenna, 237 a Parma, 229 a Forlì-Cesena, 171 a Ferrara, 142 a Rimini, 101 di Piacenza. I settori produttivi sono diversi e vanno dall’agroalimentare, settore leader nel territorio regionale per numero di aziende verdi (741), a settori emergenti come quello delle fonti rinnovabili e dell’efficienza energetica (216), sino a settori tradizionalmente legati alla tutela dell’ambiente come la bonifica dei siti (64), il ciclo dei rifiuti (358) e quello idrico (200), la gestione di aree verdi (48). A questi si affiancano settori che mostrano segnali di una riconversione verso produzioni più pulite, ad esempio la mobilità sostenibile (156), l’edilizia (244) e la meccanica allargata (105).” QUI la pagina ufficiale dell’articolo dalla quale è possibile scaricare gratuitamente il rapporto completo.
Stati generali Green Economy 2015, conclusioni novembre 2015.
Chi sono? Gli Stati Generali della Green Economy sono promossi dal Consiglio Nazionale, composto da 64 organizzazioni di imprese rappresentative della green economy in Italia, in collaborazione con il Ministero dell’Ambiente e con il Ministero dello Sviluppo Economico.
“Gli Stati Generali del 2015 – ha detto Edo Ronchi, del Consiglio Nazionale della Green Economy – hanno registrato una presenza consistente di imprese green di numerosi settori. Una presenza che però è poco valorizzata sui media e segnala una differenza fra la presenza reale e la percezione della forza della green economy in Italia. Occorre superare questo gap di comunicazione in modo tale che questa realtà, parte decisiva e qualificante dell’economia italiana, possa essere finalmente conosciuta”.
Le novità dell’edizione 2015 sono state la Relazione sullo stato della green economy che ha fotografato tutte le imprese green italiane e una forte impronta internazionale, specialmente nelle 5 sessioni pomeridiane di approfondimento e consultazione, che hanno elaborato alcune proposte discusse nella sessione conclusiva di stamattina. La Relazione, che diventerà un appuntamento annuale, ha dimostrato una crescita consistente dell’imprenditoria green in Italia: oltre 4 imprese su 10 hanno infatti oggi un “marchio” verde.”
Qui è possibile visionare il rapporto completo degli stati generali, una visione completa e dettagliata per chi fa impresa.
Qui, l’elenco dei documenti rilasciati, interessante l’opuscolo riguardante le “Opportunità per la Green Economy nella programmazione dei fondi strutturali europei 2014-2020“, con sguardo sulle opportunità regionali.
Dei vari settori verdi in espansione, una grande fetta è occupata dall’ECO BEAUTY, con una crescita importante per quel che riguarda la vendita on line.
Alcuni marchi sono conosciuti per essersi presentati come pionieri del settore in versione completamente green, puntando sui minerali come la Neve Cosmetics, di Moncalieri (TO) www.nevecosmetics.it che produce i suoi cosmetici minerali in Italia.
Altri brand più famosi si sono “svecchiati” ed adeguati aggiungendo una linea verde dedicata ad una clientela più esigente.
Molto in voga è anche il mercato delle materie prime per chi i cosmetici decide di farseli da sé, con l’arte dello spignatto, dalla quale sono nate vere e proprie comunità on line dalle quali è facile reperire ricette e consigli.
I dati Unipro del 2015, con riferimento all’anno 2014, documentano che:
“Il tema del naturale oltre che del “verde” e del “bio” si afferma sempre più tra i consumatori, ben sorretto dalle evoluzioni industriali a livello di claim: dalle indicazioni delle aziende sondate (tab.11), il 42% delle aziende crede in uno sviluppo importante dei prodotti a connotazione naturale, biologica e/o etico/ambientale nelle confezioni e nelle etichette dei prodotti dei prossimi due anni.”
Tab.11- Evoluzione dei CLAIM presenti nel packaging:
Distribuzione – percentuale % su totale risposte
Valorizzazione della bellezza 11%
Funzionalità 13%
Naturale/bio 24%
Convenienza 0%
Prodotto testato 18%
Etico/ambientale 18%
“senza…” 11%
prezzo, target e posizionamento 2% “con aggiunta di…” o “più…” 2%
QUI il fascicolo completo dei dati Unipro centro studi beauty report
I tempi cambiano, la domanda si trasforma, i mercati si adeguano alle nuove esigenze.
Il mercato della carne è ormai mercato saturo e sta subendo i primi duri colpi,
“C’è una sempre maggiore consapevolezza sugli allevamenti intensivi, una maggiore sensibilità alla sofferenza a cui gli animali sono sottoposti, i veleni che vengono iniettati, vaccini, antibiotici e persino psicofarmaci.
I macelli, il trasporto, lo stoccaggio refrigerato, l’allevamento stesso sono costi in sempre maggiore ascesa.
Il mercato è saturo, e viene considerato non più espandibile, quindi è difficile aumentare il profitto.”
Mi trovo completamente d’accordo con quanto scritto da Luciano Gianazza, qui il link all’articolo completo che vi consiglio di leggere, è scorrevole e riesce ad illustrare una prospettiva “dura” da accettare, ma la verità è sempre fastidiosa per chi non la vuole ascoltare.
Come scrissi tempo fa, forse questo è il momento dei coltivatori agricoli che hanno scelto il Bio, è il tempo di chi non ha mollato, di chi ha scelto la qualità a discapito della quantità. <Gli ultimi saranno i primi> disse qualcuno, e mi viene in mente un aneddoto che ha il sapore delle similitudini, concludo proprio con questo:
♦ Estate 2013, Corsica, Ile de Rousse, guardavo una casa meravigliosa sulla spiaggia, sembrava un castello ed era adibita ad Hotel di lusso.
Un signore di quelli che ti si mettono accanto senza una ragione apparente, ma che ti ispirano simpatia e sai che è questione di empatia, iniziò a parlarmi della storia di quei luoghi e di quelle case. Mi raccontò che tanto tempo fa i terreni vicino alla spiaggia non valevano niente, non si potevano coltivare ed erano a rischio invasione, vi si portavano i malati. Quei luoghi deserti venivano lasciati in eredità alle figlie femmine, mentre i terreni dell’entroterra venivano lasciati ai figli maschi. Questa tradizione è andata avanti molto a lungo, addirittura fino a quando lui era ancora un giovanotto, poi c’è stato il “boom” e nell’arco di poco tempo hanno capito che le figlie femmine avevano ereditato una fortuna, i figli maschi montagne di boschi…
… ma la vita è una ruota che gira, e la storia non è ancora finita.
«Questo blog non rappresenta una testata giornalistica in quanto viene aggiornato senza alcuna periodicità. Non può pertanto considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n. 62 del 7.03.2001»